Clara Minissale

pensieri e parole in punta di coltello. E forchetta

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L’arte dell’acciuga in un museo. Ad Aspra il lavoro dei fratelli Balistreri

l’insegna del museo

Il pesce di legno che vedi sul cancello ad indicarti la strada, non ti lascia certo immaginare quello che scoprirai una volta varcata la soglia di quel piccolo scrigno che è il Museo dell’acciuga di Aspra. Perché della vita dei pescatori e dei salatori, di Aspra come di tutte le borgate marinare siciliane, un po’ si è persa la memoria. Ma i fratelli Girolamo e Michelangelo Balistreri, nell’industria ittico-conserviera da generazioni, ultimi cantori di un lavoro che ha sostenuto l’economia della loro borgata, non solo la tengono ben viva questa memoria, ma la rinnovano e rinfrescano con nuovi, preziosi e a volte rari pezzi.

le latte per la conservazione delle acciughe sotto sale

le latte per la conservazione delle acciughe sotto sale

E così già nella prima delle sei stanze dedicate all’acciuga nei locali che un tempo ospitarono la loro azienda, oggi trasferita poco distante, scopri oggetti come le barchere, delle scarpe di legno indossate dalle donne che si occupavano della salatura delle acciughe per non bruciare i piedi a contatto col sale che, inevitabilmente finiva per terra. Oppure un’ancora in pietra rinvenuta nel mare di Aspra o lo scandaglio di epoca fenicia.

la barchera

la barchera

Scopri storie che sono sconfinate nelle leggende che si tramandano di padre in figlio come quella che voleva che i salatori di Porticello, insieme con quelli di Terrasini e Sciacca, fossero bravi, ma così bravi da essere chiamati in Spagna per insegnare alle popolazioni del posto l’arte della salatura “alla carne”.

E da storia nasce storia e Michelangelo, che è anche poeta anzi artista a tutto campo, potrebbe stare ore a raccontare aneddoti e curiosità. Come quella delle “alici alla carne”, appunto, che significava con poco sale, con il sale che ricopre appena la carne del pesce. Storie come quella del furbo più furbo che, antesignano del marketing di rinforzo modernamente inteso, vende le sue di alici come “quelle alla vera carne”.

“Questo museo è nato dieci anni fa dal desiderio di mio fratello Girolamo di non fare andare perduta la storia della salatura del pesce – racconta Michelangelo -. Qui ogni anno vengono circa diecimila persone, molte scolaresche e tutti rimangono incantati dal fatto che attraverso l’acciuga possiamo raccontare la storia della Sicilia”.

litografia

litografia

Nella prima sala ci sono le pietre litografiche dell’industria conserviera, dono della Salerno Packaging e realizzate da Mariano Picciurro, famoso pittore di carretti siciliani. Ci sono attrezzi che i pescatori in vita hanno custodito gelosamente e che le generazioni che sono seguite hanno quasi gettato via inutilizzati.

litografia

litografia

la latta riciclata diventa imbuto

la latta riciclata diventa imbuto

“Noi negli anni li abbiamo raccolti e sistemati all’interno del museo”, dice Michelangelo che di questo spazio è non solo la voce ma l’anima. I racconti delle gesta di mani esperte non sarebbero gli stessi se non fossero inframmezzati da qualche poesia composta da lui per l’occasione o da qualche verso recitato con l’ausilio dell’anciova guitar (dal siciliano anciova, ovvero acciuga) o della benjova, il benjo a forma di acciuga.

Michelangelo Balistreri

Michelangelo Balistreri

Michelangelo racconta, ad esempio, che nelle lastre usate per le latte dove venivano conservate le acciughe, si usava raffigurare le tecniche di pesca, le bellezze d’Italia o i santi. “La prima barca veniva dedicata alla moglie – dice – la seconda alla figlia o ad un santo. Quando un pescatore diventava salatore, la devozione manifestata col nome sulla barca, veniva trasferita nelle latte di conservazione del pesce”.

arnesi per la lavorazione del pesce

arnesi per la lavorazione del pesce

Il museo è diviso in vari ambienti. Nel primo sono conservati strumenti grafici e di lavorazione del sale e delle reti. A seguire ci sono le foto di Aspra ritratta da Cappellani, Scafidi e Brai, gli strumenti della pesca sotto costa con tutti gli attrezzi e numerosi grandi pesci imbalsamati come squali o pesci martello appesi sopra alle teste dei visitatori.

squalo imbalsamato

squalo imbalsamato

Qui si trovano anche gli strumenti per la lavorazione della pietra d’Aspra che con le antiche sardare, le barche per la pesca delle acciughe, veniva poi portata a Palermo. Questo è anche il luogo del garum, il liquido che i romani ottenevano dalle interiora del pesce e usavano come rimedio medicamentoso o in cucina e che ad Aspra è custodito nella versione con aceto, con olio e con vino. Anche su queste preziose ampolle Michelagnelo ha storie da raccontare che narrano di poteri afrodisiaci e boccette che andavano a ruba. Proseguendo nel cammino si arriva fino al 1800 e si passa dal corridoio che, con foto e pannelli, documenta la migrazione degli abili salatori di Porticello in Spagna per fare da maestri ai colleghi meno esperti: “la paga era buona e partirono in tanti”.

barili per la conservazione delle acciughe

barili per la conservazione delle acciughe

la barca e le casse col pesce

la barca e le casse col pesce

Quindi si arriva nella stanza della pesca dove ci sono casse e ceste di lavorazione, vecchi barili, attrezzature delle barche. Subito dietro, la stanza della salatura nella quale si lavorava alla luce delle lampare e a vigilare su tutto il manichino dello zio Domenico che indossa gli abiti che diventano di Michelangelo quando deve mettere in scena una delle sue perfomance.

la stanza della salatura

la stanza della salatura

il manichino raffigurante lo zio Domenico

il manichino raffigurante lo zio Domenico

Infine la stanza che racconta come si costruivano e riparavano le barche. E con i pezzi di vecchie imbarcazioni dismesse si dà vita a Sard’art, una mostra di opere di artisti che hanno voluto lasciare il segno della loro arte su questi vecchi legni restituiti dal mare.

una delle opere di Sard'Art

una delle opere di Sard’Art

un'altra delle opere di Sard'Art

un’altra delle opere di Sard’Art

Oggi si parla tanto di mare che separa – dice Michelangelo – ma qui dentro avete la testimonianza del fatto che il mare unisce e che attraverso il mare e l’acciuga noi parliamo ai giovani di legalità con un linguaggio comprensibile a tutti”. Ed è così che le acciughe simboleggiano i buoni e i pescecani i cattivi in una spiegazione che convince i giovani presenti.

Michelangelo Balistreri

Michelangelo Balistreri

L’ultima sala è quella dell’arte. Delle mostre dei relitti dipinti ma anche di un palcoscenico a forma di barca dove Michelangelo è riuscito a far esibire anche alcuni giovani migranti rimasti terrorizzati dal mare dopo una terribile traversata.

 

Museo dell’Acciuga

Via Cotogni, 1

Aspra – Bagheria (Pa).

Per info 091/ 928192

Articolo pubblicato sul Giornale di Sicilia dell’11-05-2017

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